Diversi studi epidemiologici e clinici hanno mostrato che l’obesità è un importante fattore di rischio sia per malattie potenzialmente mortali (come malattie cardiovascolari e diversi tipi di tumori), sia per patologie non letali, ma debilitanti o comunque in grado di compromettere la qualità di vita della persona obesa (come il diabete di tipo due, disturbi del sistema respiratorio come asma e sindrome delle apnee notturne, o patologie a carico del sistema muscolo-scheletrico come osteoartrite e gotta) (Bosello e Cuzzolaro 2006; OMS-FAO 2003).
L’obesità non impatta solamente sul benessere fisico delle persone, ma anche sul loro benessere psicologico e sociale (OMS 2000; 2007). Discriminazioni e stereotipi, a loro volta possono impattare non solo sul benessere psicologico delle persone obese (Carpenter et al. 2000; Stunkard e Sorensen 2003; Haug et al. 2006), ma anche sul loro benessere fisico, visto che sentimenti di ansia e stress che si generano in situazioni di discriminazione innescano meccanismi fisiologici negativi (la cosiddetta «risposta scappa o combatti») (Puhl e Brownell 2003; 2006).
L’ obesità quantomeno nei paesi occidentali, risulta sproporzionatamente diffusa negli strati inferiori della società (Sobal e Stunkard 1989; McLaren 2007). Sembra un paradosso dire che l’obesità ha chiare basi genetiche (Allison e Faith 1997; Maes et al. 1997; Mutch e Clement 2006; Price 2004) ed è cruciale tenere in considerazione il ruolo che i fattori genetici hanno nello spiegare le differenze individuali in termini di Indice di Massa Corporea (IMC). I fattori genetici sono importanti anche quando si adotta una prospettiva socio-economica nello studio delle disuguaglianze di stratificazione dell’obesità. È molto probabile che gli stessi geni abbiano effetti differenti in ambienti diversi, ovvero che esista un’interazione tra geni ed ambiente (cf. Dobzhansky 1975; Plomin et al. 1977; 2004). In questo caso è possibile che i geni predisponenti all’obesità riescano a trovare espressione soprattutto negli ambienti più «obesogenici» ovvero, come vedremo, quelli delle classi. Vi sono almeno due elementi che concorrono a sostenere l’ipotesi ambientale. Innanzitutto, il fatto che l’epidemia di obesità sia esplosa negli ultimi venti anni, un lasso di tempo in cui è impossibile che siano avvenute nella popolazione alterazioni genetiche tali da giustificare la portata dell’epidemia (Bosello e Cuzzolaro 2006; Price 2004). In secondo luogo, corroborano l’ipotesi ambientale anche diversi studi condotti su popolazioni native che sperimentano un’occidentalizzazione dello stile di vita e parallelamente un aumento nella prevalenza di obesità (Bosello e Cuzzolaro 2006; Ravussin 1995).
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Adelina Brizio
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